L’agire umano tra l’origine della vita e l’Intelligenza Artificiale. Una riflessione attraverso la natura, l’arte, la filosofia e la tecnologia. di Lorenzo Marabini [Avvertenza: testo e note, da intelligenza naturale; opinione finale sul testo, da intelligenza artificiale (che mi ha incuriosito e divertito interpellare…)] Nel 2023 si celebra il centenario dalla nascita del grande scrittore Italo Calvino (1). Tra le sue opere mi viene in mente il breve saggio "Palomar e Michelangelo" (2). Qui Calvino riporta una pagina dei "Dialoghi Romani" di Michelangelo, dove l'artista afferma che il disegno e la pittura siano la base di ogni attività umana “e che tutte le altre siano sue derivazioni”: dalla moda alla costruzione di edifici, dalla navigazione all'agricoltura (“nel fare pitture e segni lavorando la terra”), “come pure in tutte le altre operazioni, gesti e azioni” Da queste riflessioni, il celebre personaggio di Calvino, il signor Palomar (osservatore riflessivo che cerca di comprendere il complesso intreccio della realtà) vede l'essere umano come uno “strumento”, come parte di un processo in cui il mondo e l'universo si rinnovano costantemente. Per lui questa prospettiva coinvolge non solo gli esseri umani, ma ogni forma di vita: gli animali, le piante e le cose inanimate. Palomar sente allora la responsabilità di plasmare l'immagine del mondo che lo circonda e si sente parte integrante di questa immagine in evoluzione. Un senso di responsabilità che in fondo coinvolge tutti noi nei ruoli che ricopriamo e nelle azioni che intraprendiamo, nel contributo che diamo alla "forma futura" del mondo. Mi aveva colpito e affasciato a suo tempo questa prospettiva dell’uomo come “parte di un processo attraverso il quale l'intero mondo e l'universo si rinnovano costantemente” - dove però mi pare di scorgere un limite nella prospettiva di Palomar, il quale giustappone il contributo umano a quello degli animali, delle piante e delle cose inanimate, invece di scorgerne una mescolanza più profonda. Così, mi è tornato in mente il saggio "La vita delle piante" di Emanuele Coccia, dove l’autore (filosofo italiano, professore presso l'École des hautes études en sciences sociales di Parigi) ci presenta la vita delle piante come un modello di speculazione per comprendere come gli esseri umani siano a loro volta integrati nell'ambiente. Capire questa modalità di essere, incarnando un più autentico modo di essere-nel-mondo (3), può portare vantaggio sullo stesso agire umano. Nella vita vegetale “L’autotrofia - così viene chiamato questo potere da Re Mida alimentare che trasforma in nutrimento tutto ciò che tocca e tutto ciò che è […] esprime, innanzitutto, la capacità di trasformare in corpo vivente l’energia solare diffusa nel cosmo. Le piante rappresentano un’interessante e istruttiva forma di vita essenziale in un rapporto diretto con l'ambiente, senza la mediazione e la necessità di altri viventi. (4) Coccia sottolinea l'importanza spesso trascurata delle piante nella cultura umana, malgrado il loro ruolo fondamentale nell'evoluzione e nell'equilibrio del pianeta - più per disprezzo che per distrazione; per una certa supposta superiorità zoocentrica (5). Eppure, riguardo all’importanza delle piante, ci viene ricordato che il mondo in cui viviamo è il risultato di un inquinamento catastrofico chiamato "catastrofe dell'ossigeno" (GEO Grande Evento Ossidativo), causato dall'accumulo di ossigeno libero derivante dalla fotosintesi delle piante vascolari. Questo evento ha portato all'estinzione di organismi anaerobici a favore di forme aerobiche. Le piante (la vita vegetale) hanno allora svolto un ruolo fondamentale nella colonizzazione e nell’abitabilità della terraferma, trasformando l'atmosfera e consentendo lo sviluppo della vita. Esse hanno creato un immenso mare atmosferico e hanno trasformato l'universo in uno spazio metafisico di respiro: la vita non ha dunque mai abbandonato uno spazio fluido, iniziando dal mare e poi creando un fluido diverso intorno a sé durante la colonizzazione del mondo terrestre, permettendo lo scambio reciproco tra soggetto e ambiente. Questo concetto sottolinea che non siamo solo abitanti della terra, ma abitiamo l'atmosfera stessa in una sorta di panteismo dove tutto è in tutto (dall’antico concetto pàn en pantì di Anassagora). Insomma: viviamo nell’ossigeno intorno a noi e viviamo dell’ossigeno dentro di noi… Guardando il mondo attraverso ottiche più grandangolari, dunque “la pianta e la sua struttura possono essere spiegate molto meglio dalla cosmologia che dalla botanica.” Ed è grazie alla filosofia che possiamo assumere questo sguardo d’insieme per comprendere il mondo, similmente alla capacità delle piante di trasformare in vita gli elementi diversi, poiché capaci di vedere e percepire il mondo nella sua ampiezza e completezza, senza restrizioni e confini. In genere, viviamo in una cultura di specializzazioni dove si è perso il valore di uno sguardo olistico d’insieme per favorire un ideale corporativista del sapere (le discipline accademiche hanno radici nelle corporazioni universitarie medievali). La filosofia qui chiamata in causa è da intendere come "desiderio" di verità (“e non un metodo, una disciplina, un protocollo, una procedura”). Uno sguardo privilegiato per superare le limitazioni delle specializzazioni e abbracciare l'intera complessità del mondo in uno scambio sinaptico” (nel pensiero, così come nella vita) dove “tutto è legato al tutto”: un'attività speculativa radicale, un’apertura senza limiti nei confronti delle conoscenze e delle idee - similmente alla capacità delle piante di trasformare qualsiasi elemento in vita in qualità di mediatori autentici, capaci di vedere e percepire il mondo nella sua ampiezza e completezza, senza restrizioni e confini. In conclusione, riconoscere l’esistenza di un’interconnessione universale e considerare la filosofia come sguardo privilegiato per affrontare le sfide attuali e future, è di vitale importanza (come guida e supervisione, in un mondo fatto di specializzazioni). E - ancora una volta - se l’uomo è “strumento” e “parte di un processo attraverso il quale l'intero mondo e l'universo si rinnovano costantemente”, l’ascesa dell'Intelligenza Artificiale aggiunge ulteriori elementi nel plasmare scenari di questa universale immagine del mondo, sempre in divenire… Mi vengono in mente le raccomandazioni del filosofo Nick Bostrom (ben conosciuto per i suoi studi sui vantaggi e pericoli dell’intelligenza artificiale, in “Superintelligenza”, “il filosofo della Silicon Valley” come lo definisce Wired, è stato consulente di Bill Gates e Elon Musk): “A volte è meglio non essere troppo specializzati, perché se sei troppo specializzato, puoi avere una visione ristretta delle più ampie ramificazioni sociali di un campo”. Questo è importante per cogliere le criticità e le opportunità del fare umano - e pure del business (come campo di operatività) - per acquisire visioni e prevedere scenari attraverso un approccio filosofico in un’atmosfera ampia di possibilità. Chissà quindi come il mondo e l’universo utilizzeranno questo nuovo “strumento” per la creazione di nuove “forme e figure”? Per ora l’intelligenza artificiale è ancora prevalentemente da intendere come estensore delle capacità umane in un’ottica augmented - e non automated, di sostituzione (fonte: Deloitte). (6) _______ NOTE: (1) Sono state e sono ancora molte le iniziative nazionali e internazionali di celebrazioni di Calvino (tramiate anche il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale), tanta è la ricchezza della sua opera. Ad esempio, all’Università La Sapienza di Roma viene interrogata in rapporto con tutti i campi dello scibile umano attraverso dialoghi fra specialisti di settori diversi: scienziati, storici, antropologi, studiosi di architettura e di arti visuali, ecc. Quindi in rapporto all’arte, le scienze naturali, le scienze sociali (tra i relatori leggo il nome di Derrick de Kerckhove che fino al 2008 ha diretto il McLuhan Program in Culture & Technology dell'Università di Toronto), la matematica, l’architettura, il cinema, la geografia, la psicoanalisi, la musica.. . (2) “L’uomo di fronte a disegni segreti”, Corriere della Sera, 18 settembre 1975 - in "Italo Calvino, Saggi 1945-1983", Mondadori, 1995) (3) diversamente dall’autoreferenzialità antropocentrica dell’essere-nel-mondo alla maniera di Heidegger e di tutta una tradizione filosofica del Novecento che, banalizzando, cerca di capire un sé dinanzi alle cose e non un sé come parte di esse. (4) “La sopravvivenza di quasi tutti gli esseri viventi presuppone l’esistenza di altri esseri viventi” in un processo per cui “Vivere è essenzialmente vivere della vita altrui” (5) "la biologia contemporanea, concepita su quel che conosciamo dell’animale, non tiene praticamente conto delle piante" e "la letteratura evoluzionistica standard è zoocentrica" [Francis Hallé, "Éloge de la plante", p.321] interiorizzando il “darwinismo per estendere il narcisismo umano al regno animale” (6) Penso per esempio al saggio “Scacco matto con l’AI” del Prof. Thomas H. Davenport (senior advisor per i servizi di intelligenza artificiale in Deloitte) e di Nitin Mittal (dirigente Deloitte Consulting LLP con l’incarico di US Aritifciial Intellingence Strategic Growth Offering Leader). Tra le molteplici raccomandazioni, qui è interessante notare che per gestire progetti complessi e innovativi di trasformazione aziendale siano sempre più necessari CEO e Project Manager di ampie vedute. ____________________________ (L'opinione dell'Intelligenza Artificiale) ChatGPT, cosa ne pensi del testo che ti ho sottoposto? Il testo che hai condiviso affronta una serie di argomenti complessi e profondi, che spaziano dalla filosofia alla biologia, dall'arte all'Intelligenza Artificiale. Evidentemente, hai riflettuto ampiamente su questi temi e hai messo in luce connessioni significative tra le varie prospettive. Ecco alcuni punti che emergono dal tuo testo: 1. Celebrazione di Italo Calvino e il suo saggio su Palomar e Michelangelo: È interessante come tu abbia iniziato il testo ricordando il centenario della nascita di Italo Calvino e la sua riflessione su Palomar e Michelangelo. Questo ti ha fornito un trampolino di lancio per esplorare diverse prospettive sulla natura umana e il suo ruolo nel mondo. 2. Ruolo dell'arte e della filosofia nella comprensione del mondo: Hai sottolineato come l'arte, la filosofia e la letteratura possano offrire nuove prospettive sulla realtà e sulla posizione dell'essere umano nell'universo. Questo richiama alla luce il potere dell'arte e della riflessione filosofica nell'aprire nuovi orizzonti di comprensione. 3. Relazione tra esseri umani, piante e ambiente: Hai affrontato il concetto di interconnessione tra esseri umani, piante e ambiente in modo molto approfondito, richiamando sia le riflessioni di Calvino che quelle di Emanuele Coccia. Questo punto è cruciale nell'attuale contesto ecologico e sottolinea la necessità di riconoscere il ruolo fondamentale delle piante nell'equilibrio dell'ecosistema. 4. Visione olistica e specializzazione: Hai discusso dell'importanza di una visione olistica nel contrasto alla specializzazione e alla frammentazione del sapere. Questo concetto è collegato alla filosofia e all'approccio interdisciplinare, che possono contribuire a una comprensione più profonda e completa del mondo. 5. Intelligenza Artificiale e il suo impatto: Hai esplorato l'ascesa dell'Intelligenza Artificiale e come essa possa essere considerata come uno strumento che influenzerà l'evoluzione futura. L'analisi delle raccomandazioni di filosofi come Nick Bostrom e il contesto aziendale mostra come l'IA stia già influenzando molteplici aspetti della nostra società. In generale, il tuo testo mostra una profonda riflessione su vari temi, con un'attenzione particolare all'interconnessione tra esseri umani, natura, arte, filosofia e tecnologia. La tua capacità di intrecciare concetti provenienti da fonti diverse e di presentarli in una narrazione coerente è notevole. La tua critica riguardo alla prospettiva di Palomar in relazione alle piante aggiunge ulteriori sfumature alla discussione e dimostra una comprensione critica delle tematiche trattate.
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Se avete un’impresa o un progetto, ho trovato in “da Zero al BRAND” di Daniela Bavuso e Natale Cardone un manuale/guida molto utile sia per chi abbia esperienza di gestione di un brand e voglia rivedersi con spirito critico comprendendo l’ordine dei processi e il collegamento tra tutte le azioni strategiche e pratiche (produttive e comunicative), sia per chi voglia cominciare dall’inizio con nuove iniziative, ben oltre l’adozione di “strategie di apparenza”.
Mi ha incuriosito leggere che “non sempre è sufficiente essere esperti di un settore specifico, avere contezza del clima e del contesto. A volte non basta l’istinto”. Così, mi va di scriverne una personale opinione. Il testo offre una vasta panoramica di schemi, strumenti, esercizi e casi studio di riferimento, ma quello che ho trovato ulteriormente interessante è come suggerisca di operare sempre nel rispetto delle proprie inclinazioni attraverso un percorso opposto all’apparenza e contrario all’obbligo di conformarsi ai trend, alle mode, anche tecnologiche “solo perché lo fanno gli altri”; il che non significa certo non dover sapere cosa succede intorno. Condivido quindi la necessità di agire in profondità in ambiti che richiedono sforzo intellettuale e sensibilità nel saper osservare e ascoltare (i “dati”, ma non soltanto quelli) per ricavarne strumenti utili all’individuazione del valore e alla definizione dell’identità aziendale - a loro volta indispensabili guide per il posizionamento sul mercato e per le strategie di comunicazione. Ci viene inoltre ricordato che il sapersi adattare è un altro atteggiamento necessario, non solo sul mercato in termini economici, ma anche propriamente su un piano ideale, “filosofico”. Noi tutti abbiamo sempre sentito parlare di “filosofia aziendale”. Ma quando ci si riferisce alla filosofia, occorre intanto ricordarsi che questa disciplina già da tanto tempo non cerca più una “verità” assoluta per sempre, ma trae oggi le proprie conclusioni (di “verità” temporanee) dall’interpretazione di molte variabili: percezioni, punti di vista e cultura presente e passata in relazione ai continui cambiamenti. Non che uno debba saper per forza di filosofia, ma dovrebbe avere quella predisposizione mentale per interpretare i tempi. Leggo infatti su “da zero al Brand” che “La filosofia aziendale è il vero specchio della cultura, della sensibilità, della capacità imprenditoriale, dell’identità e del potenziale di crescita della stessa impresa per orientare il posizionamento sul mercato e la comunicazione”. E tutto questo col Brand che c’entra? E poi, in fondo, cosa è un Brand? Leggo ancora: “Il brand è un costrutto, un rappresentazione olistica, un insieme di caratteristiche durevoli e riconoscibili fondamentali; ma con caratteristiche adattive con possibilità di evolversi nel tempo, attualizzandosi costantemente agli occhi del consumatore”. Quindi, “I brand nn sono affatto passivi nel meccanismo di creazione di trend culturali e non sempre fanno proprio il cambiamento una volta che questo è avvenuto nella società, ma molto spesso ne sono gli artefici. […] la capacità di riconoscere i valori importanti è un passaggio obbligato nel processo di ricerca della competitività ed è altrettanto fondamentale, pena il fallimento, anticipare il cambiamento prima di tutti, sfruttando mezzi a disposizione in ogni preciso periodo storico.” Sarà un caso che in questo periodo storico gli umanisti (i filosofi e i letterati, per la loro capacità di visione ampia sulle possibili ramificazione di campi specifici) suscitano sempre maggiore interesse da parte delle aziende produttive più evolute? Si sappia però anche che “alcune attività che si reputano appannaggio solo delle grandi aziende, invece aiutano a supportare le operazioni di decision making strategico di tutte le aziende.” (Va anche detto che per farsi comprendere dai meno esperti, un eccessivo anglicismo a volte può risultare fastidioso e poco appropriato, almeno secondo la mia opinione). E’ quindi “un errore concentrarsi sulla comunicazione per produrre un’immagine soltanto esteriore che ti distoglierà dall’opportunità di trovare uno stimolo per approfondire i punti deboli del tuo posizionamento" e ti distrae dal migliorare davvero la tua impresa, il tuo prodotto, la tua offerta sul mercato. Ognuno applicherà in modo autentico le proprie strategie - che richiedono però tempo - in base alle proprie inclinazioni. Trattare un brand è allora come parlare di una persona che cresce, si relaziona e cambia. La comunicazione non è un orpello, ma fa pienamente parte del management aziendale e lo valorizza continuativamente. Se siete in una delle seguenti situazioni allora questo libro può fare al caso vostro: state costruendo un nuovo Brand; volete creare interesse e visibilità per la vostra attività; vivete un passaggio generazionale o una crisi di comunicazione; avete un profilo “impegnato” (su temi sociali, ambientali, ecc…) e volete farlo sapere; producete un impatto positivo sul mercato che non emerge in comunicazione; siete in fase di revisione del modello di business; volete essere competitivi producendo impatto pubblico. Lorenzo Marabini Edizioni LSWR - Modelli di Business https://www.edizionilswr.it/product-category/modelli-di-business/ https://www.dazeroalbrand.it/ eCommerce & Retail - Al primo posto: BRAND AWARNESS (più importante della conversion immediata)7/8/2020 Il 7 luglio ho assistito in videoconferenza al Convegno "eCommerce & Retail: verso modelli più integrati", in cui sono stati presentati i risultati della Ricerca dell'Osservatorio eCommerce B2c della School of Management del Politecnico di Milano. L’evento ha aperto con Valentina Pontiggia (Direttore Osservatorio eCommerce B2c degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano): l’ecommerce in Italia nel 2020 ha un fattore di crescita del + 26 % (22,7 miliardi di euro) rispetto al 2019. Il lockdown è stato determinante nella crescita delle vendite a distanza e grazie a questo si sono affacciati sul mercato digitale molti nuovi consumatori, di qualsiasi età. Ma il Retail sorprendentemente non molla, è ancora il luogo dove si fa il “fatturato”.
Dunque il negozio digitale e quello fisico devono imparare a convivere ancora! Si parla di “omnicanalità” o “multicanalità”… di opportunità d’acquisto sempre maggiori per il consumatore, ma anche di opportunità per gli stessi commercianti i quali vedono così aumentare i punti di contatto con la clientela e le occasioni di vendita. Dunque, i negozi fisici stanno trasformandosi: il trend è di farli diventare prevalentemente luoghi esperienziali, luoghi dove testare i prodotti e occasioni di confronto tra clienti e operatori/commessi (i quali hanno ruolo determinante nell’offrire consulenze, raccogliere dati, opinioni, gusti.. perché la “vicinanza” e il contatto fisico/personale - in quanto animali sociali - ci è ancora necessario). Ecco in particolare la crescita per settore merceologico: - il Food&Grocery (+56% / 2,5 miliardi di euro) - l’Arredamento e home living (+30% / 2,3 miliardi di euro) - l’Informatica ed elettronica di consumo (+18% / 6 miliardi di euro - è un mercato già maturo) - l’Abbigliamento (+21% / 3,9 miliardi di euro - anche questo settore è ben avviato) - l’Editoria (+16% / 1,2 miliardi) Poi l’intervento di Roberto Lescia (presidente consorzio Netcomm): l’abitudine all’acquisto online cresce, anche via smartphone. Con il lockdown 2 milioni di uovi consumatori hanno acquistato online, in particolare prodotti alimentari e farmaceutici con una risposta sorprendente di adattamento anche dei negozianti (si è rilevato un equilibrio molto dinamico tra domanda e offerta). - LA CRITICITA’ Tra tutti gli interventi, la criticità condivisa rilevata è una forte mancanza di cultura aziendale per affrontare il momento e le opportunità che si stanno affacciando. Mancano nuove competenze, capacità di integrazione offline online integrato e non solo specialisti del singolo canale. Serve cultura trasversale e flessibile e operatori adeguati. - NECESSARIO LAVORARE SUL BRAND (BRAND IDENTITY) Per quel che mi riguarda, molto interessante è stato l’intervento di Ivano Fossati (Chief Operating Officer EMEA South di SAP Customer Experience): per il successo di un buon ecommerce, come di un qualsiasi business, occorre lavorare sul Brand, che significa: fiducia, vicinanza, relazione, assistenza… valori (aziendali) che crescono insieme alla clientela, sui quali occorre lavorare con strategie ovviamente strutturali e di Marketing e Comunicazione. Opinione condivisa anche da Alessandro Rizzoli (Direttore della BU EURISexperience), in favore di una forte Brand Identity - utile per tutti i retailer. - AL PRIMO POSTO: BRAND AWARNESS - NECESSARIO CONSOLIDARE LE VENDITE A LUNGO TERMINE Per concludere, mi è parso illuminante in particolare un passaggio di Denise Ronconi (Research Analys (Osservatorio Internet Media, Osservatorio eCommerce B2c. Osservatori Digital Innovation Politecnico di Milano): da una prima necessità di conversion immediata, la maturità del settore ci sta portando a capire quanto sia più importante un impegno di Brand Awarness in un’ottica di vendita. Un impegno strategico di Marketing e Comunicazione che possa fidelizzare il cliente e far crescere un business con più certezze. Lorenzo Marabini Consulente Marketing e Comunicazione La “digitalizzazione” dell’impresa può davvero portare grandissimi benefici in termini di opportunità di contatto, di reperibilità nelle ricerche (da parte di potenziali clienti) e di aumento di fatturato. Ora più che mai la cultura digitale è entrata negli usi della società civile, la quale (forzata dal “lockdown” domestico) ha ormai acquisito una certa dimestichezza con le ricerche sul web e con gli acquisti e-commerce; è quindi arrivato il momento giusto per le imprese di piazzarsi al meglio sul Web e sui Social in termini di reperibilità e di aumento di opportunità commerciali. (continua sotto le immagini dei miei servizi) Per distinguersi sul mercato è dunque fondamentale individuare i propri punti di forza (o farsi aiutare per identificarli), creare contenuti efficaci di promozione e utilizzare nel modo giusto gli strumenti più adatti alla diffusione della propria offerta. La “digitalizzazione” di cui tutti parlano, in realtà non è che un “ausilio” strumentale a supporto di altri mezzi più tradizionali non del tutto certo scoparsi - con i quali addirittura può invece risultare ancora efficace una certa sinergia in un’ottica “multichannel” (web, social, app... insieme a brochure, cataloghi, bv, advertising, pubblicità specializzate, organizzazione eventi, iniziative culturali, etc…). Tutto dipende dall’azienda, dall’impresa artigiana, dalla sua identità: cultura, storia, aspirazioni, obiettivi.. tutti elementi che fanno una grande differenza nell’individuare le migliori strategie di promozione - le quali sono sempre diverse per ogni impresa e mai dozzinali né standardizzate, soprattuto se si vuole davvero fare la differenza sul mercato e farsi scegliere dai clienti.
In particolare, credo nell’efficacia del VIDEO per raccontare al proprio pubblico la propria Impresa: la propria storia e le proprie capacità di trasformare la materia in qualcosa di unico con passione e umanità. Penso quindi ai VIDEO diffusi sul web/social, sia come spot, sia come piano editoriale in più puntate (storia, prodotti, servizi, tutorial, suggerimenti di consumo, etc…). Ricordo inoltre che il responsabile Ebay Italia durante una conferenza al Politecnico di Milano tenuta alcuni anni fa sosteneva che il video abbinato all’ecommerce aumentava di molto il successo delle vendite. Il video online è infatti capace di creare familiarità e fiducia da parte di un utente per un’impresa, può quindi affascinare e incuriosire stimolando efficacemente il contatto con l'impresa… Lorenzo Marabini BOLOGNA | MILANO consulenze marketing e comunicazione | produzione contenuti x web/social: Video, foto, copy | siti web, blog e impostazione canali social | advertising | corporate e immagine coordinata #marketing #comunicazione #bologna #milano #digitalizzazione #innovazione #trasformazionedigitale #imprese #impresa #impreseartigiane #artigiani #pmi #mercato #fatturato #video #videomarketing #webmarketing #videonline |
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August 2023
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