L’arte aiuta a vendere di più - Il significato del Rinascimento oggi in Marketing e Comunicazione9/12/2019 Perché oggi sta tornando di moda parlare di Rinascimento anche in Economia e nel Marketing (“umanistico”)? C’è chi fa appello a questo periodo glorioso della nostra storia come a un modello per affrontare l’attuale crisi economica e di valori, come un’antica ricetta che una volta ha funzionato molto bene tanto da lasciare una traccia indelebile di prestigio territoriale nell’immaginario collettivo di tutto il mondo.
Non è però che ci si riferisca tanto alle opere o alle poetiche del Brunelleschi, Leon Battista Alberti, Michelangelo, Raffaello, Leonardo, ecc… No. L’argomento sono i consumi e i consumatori… Occorre la “rinascita” - si dice - di un nuovo slancio creativo e di idee per superare un modello di «consumatore» freddo e impersonale, per considerare invece un modello più completo, comprensivo di tutte le sue esigenze più intime e personali. Ci si sta rendendo conto a livello di impresa che il consumatore è un essere “umano” e l’essere umano ha bisogno di altro rispetto al mero consumo di prodotti. Tuttavia non mi pare fin qui si dica niente di particolarmente nuovo. Questi sono già i principi di base espressi nel marketing più evoluto, da Philip Kotler in poi: quando il consumatore acquista un bene, non acquista più soltanto un oggetto, ma anche un insieme di significati, di valori, culturali e sociali, di stati d’animo, di sentimenti di processi di identità, di forza, bellezza, creatività, bontà, benessere… sostenibilità… ecc… Valori che un’azienda dovrebbe essere capace di acquisire, trasformare e trasmettere a livello di psicologia insieme al prodotto messo in vendita. Si veda il fenomeno dei prodotti Biologici: sebbene più costosi, se ne vendono sempre di più. E questo per tutta una serie di motivi (valori) che vanno ben oltre alla mera convenienza: sostenibilità ambientale e produttiva, salute.. ecc. Insomma tanto più il “valore” viene comunicato in maniera convincente, tanto più inciderà nella psicologia del consumatore, nelle sue convinzioni, nei suoi processi decisionali, di scelta, di acquisto. Riguardo al “Rinascimento oggi”, in ambito marketing e comunicazione d'impresa si parla quindi di “Human Satisfaction” per istruire gli imprenditori, gli opinion leader e i manager: un’evoluzione della “Customer Satisfaction”, insomma, per arrivare alla soddisfazione del cliente, delle sue “misurabili necessità sia razionali, sia emotive ed etiche”. Il cliente ora è diventato “umano”, una “persona” da ascoltare allo scopo di attirarlo e fidelizzarlo al brand... Si parla di “neo umanesimo” e “marketing umanistico” alla Bocconi e in altri prestigiosi centri di studi economici. Ma il senso del Rinascimento oggi, secondo me avrebbe a che fare più semplicemente con l’aspetto ESTETICO che, d’altronde, corrisponde più propriamente al Rinascimento come è configurato nell’immaginario collettivo. La grandezza e l’eredità del Rinascimento che andrebbe riscoperta è allora una particolare sensibilità e cultura della COMMITTENZA (privata e pubblica) rivolta al “bello” e all’immagine, alla promozione della creatività e della promozione ATTRAVERSO la creatività; quindi all’importanza della comunicazione visiva come strumento per condizionare la sensibilità collettiva… i gusti, le scelte. Durante il Rinascimento è stato avviato un processo di estetizzazione (secolare) diffusa nella vita reale. Una estetizzazione che è arrivata se ci si pensa fino ai giorni nostri, per le strade e nei luoghi pubblici, grazie a una nuova committenza: le imprese, in particolare quelle più evolute che a partire dalla fine dell ‘800 e ‘900 hanno ingaggiato artisti per le proprie campagne promozionali/pubblicitarie sui manifesti (riviste, design di prodotto, packaging…affinando sempre più le strategie di comunicazione) A riguardo, mi viene in mente un caso emblematico del Rinascimento dove probabilmente tale estetizzazione diffusa ha avuto inizio…: la statua equestre di Cangrande della Scala, signore di Verona, che per primo ha voluto la propria effigie commemorativa all’esterno di una chiesa (Santa Maria Antica) *. L’essere al di fuori della chiesa è un dettaglio importantissimo: “Adolfo Venturi notò che a Verona, per la prima volta, le tombe cominciano a staccarsi dalle chiese e ad assumere forma di monumento pubblico”. La figura di Cangrande è “ridente, con aria felina ** […] completamente armato e brandisce con la destra la sua spada come se potesse ancora colpire un avversario. […] La gloria desiderata non era [più] celeste ma terrena” (come ben sentivano gli umanisti dal Petrarca in poi). “Si è detto che alla base dell’Umanesimo c’ è una spinta verso l’alto; essa si traduce idealmente nella volontà di ottenere la gloria” tra i viventi… (Alberto Tenenti - Il senso della morte e l’amore della vita nel Rinascimento, 1957, Torino). Chi commissionava opere d’arte nel Rinascimento, chi le comprava, le diffondeva, le regalava *** o sosteneva opere pubbliche, lo faceva utilizzando l’Arte come strumento di promozione, di “conquista” estetica dell’interlocutore/fruitore, per coinvolgerlo, stupirlo, per lasciare un segno e in qualche modo per convincere il pubblico delle proprie capacità, del proprio potere, della propria ricchezza, del proprio patrimonio e grado di influenza - perfino della propria memoria. Così è stato in fondo per le grandi imprese storiche. A Milano per esempio c’è il circuito Musei Impresa (museimpresa) a memoria delle grandi collaborazioni tra industria e creativi (designer, architetti, artisti…) - collaborazioni nate per passione, investimento, ma anche per ritorno pubblicitario. Tradotto: collaborazioni nate per incidere nell’immaginario collettivo con strumenti di comunicazione innovativi e creativi; per divenire “icone”, lasciare un segno memorabile e infine, diciamocelo, per vendere di più… Oggi c’è un forte ritorno di collaborazione proficua tra le imprese (brand) e creativi artisti, designer - come ha rilevato anche il report Altagamma 2019 (riportato su questo blog in un precedente mio articolo). Assistiamo a nuovi slanci di creatività nel design di prodotto e packaging, ad operazioni di co-branding e licensing, ad azioni comunicazione innovativa e coinvolgente… Alla riscoperta dell’arte come mezzo di comunicazione e promozione… E’ proprio in queste collaborazioni che riconosco il senso più profondo del “Rinascimento oggi” a livello privato, di impresa. Anche a livello pubblico, di Paese, sarebbe bello che la classe dirigente capisse la reale portata dell’eredità del Rinascimento - che non è soltanto un “”museo” diffuso di opere, ma una mentalità, una cultura, una sensibilità che purtroppo non ha più avuto seguito nelle sfere di potere. Diceva Gombrich che il Rinascimento è un movimento culturale più che un'epoca storica. Lorenzo Marabini Marketing e Comunicazione (visiva) note: * La statua è del 1340-50 ma come diceva Fernand Braudel (1902- 1985) il Rinascimento può essere considerato “lungo Medioevo” - longue durèe: “cosa sono infatti l’Antichità, il Medioevo, il Rinascimento se non concetti convenzionali che ci illudono di controllare quel vivo flusso di eventi, di istituzioni, di strutture che è la storia?” ** Quel sorriso del celebre condottiero e amico e protettore di Dante mi pare molto significativo.. Sembra anticipare quello della Gioconda, come simbolo stesso della secolarizzazione della cultura, l’esaltazione della presenza terrena (anche a futura memoria). https://it.wikipedia.org/wiki/Statua_equestre_di_Cangrande_della_Scala Da alcuni anni la statua è stata spostata coraggiosamente dall’architetto Carlo Scarpa nel complesso museale della città di Verona, per conferirgli ancora più lustro e importanza, e per legarsi ancora di più alla città. *** pare che la preziosissima Primavera di Botticelli (come altre sue opere, ad es. "Pallade e il Centauro"..) sia stata commissionata come regalo di nozze In foto: Cacciata dell'Invidia e della Fortuna da parte della Virtù - 1548 Giorgio Vasari @foto Lorenzo Marabini - Casa Vasari, Arezzo (Giorgio Vasari pittore, architetto e autore del celebre Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori)
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Il mercato cambia con il digitale. Crescono nuove opportunità di business. Ma differentemente da ciò che si possa immaginare, con lo sviluppo del commercio online non si registra più necessariamente una minaccia per i canali di vendita fisici. Al contrario. Stiamo assistendo a un trend di avvicinamento se non di “convivenza ibrida” che può anche consentire alle imprese che investono nel digitale di aprire nuovi punti vendita fisici e showroom! Così sta succedendo nel retail e tra le imprese artigiane (come apprendiamo da alcune testimonianze nei workshop del Netcomm Forum 30-31 maggio 2018 Mico, Milano) e così accade anche nella GDO (vedi le consistenti acquisizioni nella distribuzione ad opera di Amazon sulla scia di Alibaba in Cina - come ci ricorda Umberto Bertelè, presidente Digital 360, in un editoriale su Digital4Executive n.33/2018 "Amazon ‘Octopus’").
E' inoltre importante sottolineare che nel mondo non è soltanto il prezzo a determinare il successo delle transazioni digitali. Sono importanti anche la comodità (con attenti servizi di consegna/ritiro) e l’assortimento (“Ed è proprio qui che entra in gioco il made in Italy: ‘la differenziazione genera vantaggi competitivi perchè porta sul mercato prodotti e servizi che i player di massa non attenzionano. Se penso all’Italia in termini di artigianalità, creatività ed emozionalità mi risulta difficile non parlare di opportunità straordinaria’” (Roberto Liscia presidente Netcomm, consorzio del commercio digitale italiano - da Affari & Finanza del 28 maggio 2018) E gli acquisti via smartphone crescono! Qui in alto una foto che ho scattato al celebre scrittore, divulgatore e direttore di Ecommerce Europe Jongen Wijnand durante la presentazione del suo libro al Netcomm Forum di Milano “La fine dello shopping Online. Il futuro del commercio in un mondo sempre connesso” … Il titolo ovviamente è una provocazione, ma è molto significativo (come riporta Roberto Liscia): “con la diffusione globale degli smartphone non esiste più alcuna separazione tra online e offline, tra reale e virtuale, perché siamo sempre tutti connessi, siamo ‘onlife’”. Ma cosa si intende per imprese che investono nel digitale per prosperare in questa convergenza tra fisico e virtuale? Sono sempre più importanti quelle strategie orientate a consolidare le relazioni e a mantenere il contatto con il consumatore in una dimensione omnicanale. Occorre inoltre offrire esperienze reali o virtuali con il racconto, con uno storytelling che nel tempo deve divenire quella capacità di costruire uno “storydoing” cioè una “narrativa di marca, un insieme di interazioni che da un lato impattino positivamente nella mente del consumatore, creino una condizione di risonanza emotiva e nello stesso tempo agiscano sui cosiddetti momenti dell’amore, love times (…) Il marketing oggi ha un nuovo ritmo, che non è più quello della campagna." I Big Data, d'altronde, non sono la risposta a tutti i problemi dei marketer. (Giuliano Noci Prof. Ordinario di Strategia e Marketing al Politecnico di Milano, autore di “Biomarketing. Studiare le emozioni per attrarre e trattenere i clienti” - da Digital4Executive, media partner di Netcomm Forum). Lorenzo Marabini Consulente Mktg & Comunicazione Dalla manifestazione Vinessum 2017 (Cento Artigiani Wine & Food da tutta Italia) qualche immagine delle nostre proposte per la Comunicazione aziendale rivolta alle Cantine e Case Vitivinicole. Alcuni esempi a partire dalla realizzazione di un dipinto, di un disegno, di un ritratto - per es. di un avo fondatore dell'attività, o di un soggetto originale e personalizzato - per giungere alla grafica dell'etichetta sulla bottiglia. L'etichetta è un potente mezzo di Comunicazione e Marketing fin troppo spesso sottovalutato dai Produttori stessi. L'etichetta può attirare l'attenzione, coinvolgere gli utenti, comunicare molti valori e corrispondere alla originalità di un gusto, di un aroma, di una storia, suggerire una pertinenza di abbinamento oppure una contestualizzazione sociale (valutazione del target, del consumatore "tipo") ecc..
Sotto, alcune immagini della mostra organizzata per conto di Vinessum 2017: "Abbinamenti (Animalia)" con le opere su tela di Lorenzo Marabini. Ieri ho partecipato al #D4T2017 nella sede de il Sole24ORE a Milano - unico appuntamento italiano dedicato agli imprenditori dell’innovazione e all'ICT italiano, a tema: come il Trade deve affrontare la rivoluzione digitale. Diversi gli interventi moderati dal direttore #Digital4Trade Marco Maria Lorusso. A me in particolare ha interessato la Demo Lab - Come si generano Lead con i Social Networks con Andrea Albanese, Docente presso la Business School del gruppo IlSole24Ore e Massimo Giordani, Vice Presidente, AISM Associazione Italiana Marketing. La faccio breve. Le parole d’ordine degli interventi dedicati al miglioramento delle performance aziendali, sono state ancora una volta a ribadire in modo corale che: tutte le aziende - nessuna esclusa - oggi sono #EDITOR digitali (creatori di contenuti) ed è divenuto obbligatorio acquisire competenze social e digital per il business (condizionando la reputazione aziendale); #BRAND AWARNESS (popolarità di un marchio) significa diffondere l’immagine reale, autentica e “tangibile” di quello che l'azienda fa… Le aziende si devono muovere, la trasformazione digitale non aspetta! I titolari possono pensarci sù nel weekend.
https://www.digital4trade.it/eventi-reportage/d4t2017-come-il-trade-deve-affrontare-la-rivoluzione-digitale/ Mi trovo a rileggere casualmente una passata rubrica di salute pubblicata su un quotidiano nazionale, nella quale Franceso Bottaccioli (Presidente onorario Società Italiana di Psiconeuroendocrinoimmunologia nel 2013) spiegava della correlazione esistente tra Alzheimer e abitudini alimentari e della possibilità di ridurre drasticamente questa malattia con il movimento e una dieta scrupolosa. Davvero interessante, ma un trafiletto (che non avevo visto a suo tempo) attira ora molto la mia attenzione: «Se l’arte può aiutare più dei farmaci». Cosa significa? Leggo: «la bellezza e l’emozione di un’opera d’arte può aiutare i malati di Alzheimer e rallentare la malattia» e si riporta il caso di un esperimento di pazienti in visita alla Galleria d’Arte Moderna di Roma, in seguito al quale «è emerso che nella quasi totalità dei casi ricordavano bene l’esperienza seppure a un mese di distanza». L’esperimento “La memoria del bello” è stato un progetto della Galleria Nazionale d’Arte Moderna (GNAM) di Roma, dedicato a persone affette dalla malattia di Alzheimer, in fase lieve / moderata, ma nato ancora prima in America, precisamente al MoMA di New York, e si chiamava “meetme - The MoMA Alzheimer’s Project: Making Art Accessible to People with Dementia” (2007/2014).
Così riporta la dott.ssa Miriam Mandosi, ricercatrice che ha collaborato alla realizzazione e valutazione del progetto “La memoria del bello” alla Galleria d’Arte Moderna di Roma: “questa esperienza non solo mia ha fatto riflettere sull’importanza della memoria, sui processi di percezione ma anche sul ruolo determinante del luogo museo e dell’arte nei processi “subconsci”. Qui il link all’articolo completo: https://museisenzabarriere.org/2014/02/24/la-memoria-del-bello-alla-gnam-di-roma/ Ecco insomma la rilevanza: il ruolo dell’arte nei processi di percezione “subconscia” e di “memorabilità”. Chissà...? Che le aziende storiche all’avanguardia abbiano ottenuto successo anche per aver spesso adottato l’arte come strumento di comunicazione e di pubblicità? |
Autore del BLOGLorenzo Marabini consulente marketing e comunicazione, content media e video producer per Imprese e Territorio. Archivi
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